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GLOSSARIO DELLE ERBE  

LA MEDICINA NATURALE

La conoscenza e l'utilizzo delle piante e delle loro specifiche particolarità a beneficio della nostra salute sono scienza antica di secoli, giunta sino a noi attraverso testimonianze che si perdono nella preistoria. Ogni popolazione, in ogni parte della terra, ha saputo sfruttare le proprietà del proprio habitat naturale per guarire, curare, alleviare le malattie che nei secoli hanno minacciato la razza umana. Un patrimonio di conoscenza e di sperimentazione che ha trovato conferma nella fitoterapia, cioè nell'utilizzo terapeutico delle piante.
Studiosi e ricercatori, ai nostri giorni, hanno elaborato e applicato su basi solide e scientificamente controllate le proprietà specifiche di alcune piante, utilizzando secondo i casi e le indicazioni cortecce, foglie, frutti, fiori, radici per contribuire all'equilibrio dell'organismo, stimolandone le difese naturali senza la preoccupazione di effetti collaterali indesiderati. Oggi si può affermare che nel contesto generale della medicina di cui disponiamo, una parte è riservata ai medicinali "d'attacco", per l'azione rapida e radicale contro le affezioni acute, e una parte alla medicina che si definisce di "prevenzione e mantenimento", la cui azione, meno traumatica, ne consente anche un uso prolungato.

Le piante quindi contribuiscono a curare problemi antichi e nuovi: come lo stress e i reumatismi, la cattiva digestione e la cellulite, l'insonnia e la circolazione sanguigna, agendo attraverso un'azione armonica di tutti i principi attivi contenuti in ciascuna composizione vegetale, sotto forma di infuso, bevanda o sciroppo.
L'efficacia della fitoterapia dipende dalla scelta della materia prima, usata per ogni composizione. La data ideale di raccolta della pianta, il suolo di coltivazione, la migliore esposizione, il clima e la regione, quale parte della pianta viene utilizzata, quali principi attivi contiene e a quali rimedi sono indirizzati.
E’ una scienza antica che arriva sino a noi dal passato più lontano, aprendosi continuamente verso il futuro, in una perenne scoperta di nuove piante o di insospettate virtù, affinché sia possibile a ciascuno di noi attingere a un patrimonio naturale per farsi personalmente carico del proprio benessere.

Ogni pianta, arbusto o fiore, elencati in questa Guida, sono descritti scientificamente: provenienza, contenuto e utilizzo. Tuttavia, per maggiore conoscenza, prima di decidere di utilizzare i rimedi naturali, rivolgetevi sempre al vostro farmacista di fiducia che saprà guidare le vostre scelte, per evitare effetti nocivi e indesiderati sulla salute dovuti ad un uso errato o a dosaggi non corretti.

DAL DECOTTO ALL'ESTRATTO STANDARDIZZATO E TlTOLATO: IL PERCORSO VERSO LA MODERNA FITOTERAPIA.

Per moltissimi secoli decotti, tisane e infusi sono state le preparazioni "farmaceutiche" più nobili. Tali preparazioni nascevano dall'osservazione che la bollitura di una parte vegetale (foglie, radici, fiori o altro) consentiva l'ottenimento di una preparazione acquosa arricchita in ciò che prima era contenuto all'interno del vegetale stesso che ora, in quella forma, poteva letteralmente essere "bevuto". Il procedimento aveva degli ovvi limiti. Soprattutto non permetteva di "estrarre" quella parte di contenuto che nell'acqua non si scioglie e cioè tutte quelle matrici non completamente idrofile di cui i vegetali sono in realtà ricchissimi. Per estrarre tali matrici è necessario invece impiegare solventi diversi dall'acqua; etanolo, acetone, esano, e il prodotto ottenuto utilizzando tali solventi, in relazione alla quota di solvente residuo, viene identificato come estratto fluido, molle o secco. All'estratto così prodotto si arrivò ovviamente in tempi più moderni, quando le conoscenze lo permisero. Quelle stesse conoscenze dimostrarono però ben presto che anche l'estratto, punto ultimo di un cammino cominciato secoli prima, non era uno strumento sufficiente per fare della fitoterapia una vera e propria scienza in quanto, dal punto di vista fitochimico, il prodotto era troppo variabile.
Questo, in parole povere, il "problema" dell'estratto. La sua non standardizzazione e la sua non titolazione in principi attivi lo allontanava da una delle più importanti regole imposte, a ragione, dalla comunità scientifica: "perché si possa affermare qualcosa su di un preparato e su di una sua azione, il preparato e l'azione devono essere riproducibili indipendentemente dal luogo, dal tempo e dallo sperimentatore".
Nasce quindi l'esigenza di standardizzare e titolare. E per farlo è l'intero processo che viene standardizzato: la coltivazione della pianta, la qualità del terreno di coltivazione, i metodi di raccolta del vegetale, le procedure di essiccamento della droga, le tecniche di estrazione e di concentrazione delle molecole attive (e di quelle non attive), la loro titolazione e, soprattutto, l'allontanamento di tutte quelle sostanze inutili e/o pericolose (metalli pesanti, pesticidi, allergizzanti, ecc.).
In tempi recenti quindi i derivati erbali, così sviluppati e noti come "estratti standardizzati e titolati", diventano "attori" della moderna fitoterapia che, a ragione, può ora rivendicare un ruolo di primo piano nella moderna scienza biomedica.